Report su Rai Tre: malasanità in Italia. Da Nord a Sud le eccellenze e gli orrori. La denuncia.
Dalle cliniche private milanesi (a volte chiuse per corruzione, truffa, danno a persone, abuso di potere, ecc, come la Santa Rita) alle strutture ospedaliere calabresi, non in regola, non a norma, non funzionanti. L’immagine della sanità calabrese emersa dalla puntata di Report, andata in onda ieri sera su Raitre, è impietosa e da lasciare senza parole. Un dato che riassume il quadro della situazione: su 39 ospedali esistenti nelle regione, 36 non sono a norma. ‘La Cura’ è il titolo della puntata realizzata da Alberto Nerazzini, ma, ci si chiede, cura per cosa? Si riferisce ai pazienti, spesso costretti ad attese interminabili e a ‘no’ da parte di medici e ospedali? O si riferisce ad un ‘cura’ che sarebbe necessaria per ‘mettere a posto’ i sistemi sanitari non funzionanti perché corrotti, assoggettati al potere di ‘qualcuno’ o semplicemente spreconi?
Il governo ha deciso di ridurre il finanziamento dello Stato alle Regioni per il Servizio sanitario nazionale. L’ultima manovra finanziaria prevede tagli per 5 miliardi di euro in due anni e questo, secondo i Governatori, rischia di far saltare anche i livelli essenziali di assistenza. Ma quale sanità avremo nei prossimi anni? I servizi assicurati ai cittadini sono destinati a ridursi? Quali sono i tagli che il governo ha deciso? E soprattutto: i tagli sono stati fatti dopo un’azione seria di verifica degli sprechi? Nel frattempo, il nostro sistema sanitari si barcamena tra regioni cosiddette virtuose e regioni sprecone, quelle che sono commissariate oppure sottoposte ai Piani di rientro.
Alberto Nerazzini ha girato l’Italia, dalla Calabria, dove è addirittura difficile quantificare il deficit, alla Lombardia, la prima ad aprire la competizione tra sanità pubblica e privata e ha visitato alcune delle realtà (IRCS) che dovrebbero rappresentare il fiore all’occhiello del Servizio sanitario nazionale. Si tratta degli Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico finanziati dal ministero perché affiancano la ricerca alla cura dei pazienti. Si parte dalla ‘Tommaso Campanella’ di Catanzaro, dove arrivano finanziamenti annui per centinaia di milioni di euro, senza sapere, però, che tipo di ricerca si svolga, senza avere certezze sui risultati di eventuali lavori scientifici per la cura di malattie, e dal ‘Neurolesi’ di Messina, diventato I.R.C.C.S. nel 2006 e che persegue (almeno nel progetto) finalità di ricerca nel campo clinico-scientifico, del neuroimaging e biotecnologico ed in quello dell’organizzazione dei servizi sanitari, di innovazione nei modelli di assistenza e di trasferimento delle conoscenze, unitamente a prestazioni di ricovero e cura di alta qualificazione a pazienti con gravi cerebrolesioni acquisite, malattie neurodegenerative, demielinizzanti ed infiammatorie del Sistema Nervoso Centrale e Periferico.
E si arriva al ‘Rizzoli’ di Bologna, dove il quadro cambia totalmente perché la ricerca effettivamente si fa, produce risultati e crea l’eccellenza, e al San Raffaele di Milano, vanto